Le interviste della domenica: Maurizio Del Giudice
Il nuovo appuntamento con le "interviste della domenica" ci porta a Monteverdi Marittimo, borgo di 800 abitanti, comune più a sud della provincia di Pisa. Incastonato tra la Riserva naturale di Monterufoli e le gemme di Bolgheri e Castagneto Carducci, è l'ideale per chi ama la collina che profuma di mare, distante in linea d'aria una ventina di chilometri. Lontani sono i tempi delle tante contese che nel corso dei secoli hanno visto questo territorio subire battaglie e invasioni. Monteverdi è ora un luogo di tranquillità, buen ritiro di uno dei tecnici più apprezzati del calcio a 5 toscano, Maurizio Del Giudice, che per il terzo anno consecutivo siederà sulla panchina del Real Livorno. Tre stagioni di risultati importanti. Dalla vittoria della Coppa Toscana di C2, alla finale dei playoff di C2 persa contro l'Elba, passandro per quella di C1 vinta contro il Firenze. Un percorso che si arenato in quel di Genova, ma che riprenderà con nuovo vigore con la nuova stagione. Con il sogno della Serie B di nuovo da inseguire. Macinando chilometri su chilometri. Perché Monteverdi Marittino non è solo lontano dal caos cittadino, ma anche dai centri nevralgici del futsal che conta.
Maurizio prima di parlare di quello che verrà dobbiamo obbligatoriamente fare un paio di passi indietro. Sono passati due mesi dall'eliminazione patita in Liguria nei playoff. Cosa resta di quel doppio confronto?
Buongiorno Nicola, parti subito in quarta con un tasto dolente. Resta una grande amarezza, soprattutto per come ci siamo presentati fisicamente e mentalmente a quel doppio confronto e, ancora oggi, lo vivo come una sconfitta personale per molteplici motivi. Il primo è chissà quando e se mi ricapiterà un'occasione come quella. Non fraintendere, sono molto consapevole del fatto che anche passato quello scoglio dopo ci sarebbe stato un Everest da scalare, però mi sarebbe piaciuto aver perso sapendo di essere sicuramente inferiori. Così restano i “se” e i “ma” con i quali ho convissuto per qualche tempo; dall'altra parte è stata importante per farci capire, a me per primo, dove e in cosa dovevamo migliorare per cercare di ambire a traguardi così importanti. Resta comunque intatta la soddisfazione di essere arrivati a giocarle quelle due partite.
Resta il fatto di aver disputato, da matricola, una stagione da protagonisti. A freddo pensi che avreste potuto fare qualcosa in più nella corsa alla promozione?
Sono fermamente convinto che in una stagione ognuno raccoglie ciò che merita. Ai ragazzi e alla Società, ancora prima della finale play off, dissi che avevamo fatto una grande stagione, che dovevamo essere fieri di noi e di dove eravamo arrivati, qualsiasi cosa fosse successa all'Estraforum, e ne sono ancora molto convinto. Detto questo sono un ambizioso e ritengo che sempre si possa fare qualcosa di più e di meglio. Abbiamo avuto alcuni passaggi a vuoto con le “piccole” (con tutto il rispetto) che ci hanno compromesso il cammino già nel girone di andata; poi dopo la pausa invernale siamo partiti in quarta inanellando una serie di ottimi risultati e prestazioni, però quando sei sempre a rincorrere basta niente per andare fuori giri e, quando ci dovevamo giocare tutto, ci è mancato qualcosa che non ci ha fatto fare il salto di qualità. Resta il fatto che da neopromossa, con la squadra rivoluzionata a dicembre, senza il nostro capitano Paul Gross per tutta la stagione, non essere soddisfatti di quanto fatto sarebbe, oltre che ingiusto per quanto dato dai ragazzi, anche poco realistico.
San Vincenzo, Montecalvoli, Real Livorno. Nella tua carriera di allenatore non sono mancati ottimi risultati e grandi soddisfazioni in C1 e C2. Quanto ti manca il non esserti potuto confrontare con una Serie B?
Ti sei dimenticato Futsal Cecina 2002, Vicarello, CUS Pisa Under 21 e Rappresentativa Toscana Allievi.... Scherzi a parte sono un ambizioso ed è inutile che nasconda che mi manca moltissimo non essermi ancora confrontato con una Serie B. Soprattutto a livello personale, ritengo, che la crescita di un allenatore, se realmente ama quello che fa, debba necessariamente passare dal confronto con realtà diverse e sempre più organizzate e pertanto, molto onestamente e senza falsa modestia, credo che non riuscire ad arrivarci bloccherà la mia crescita come allenatore e quindi è anche giusto che mi ponga delle domande, una su tutte “ma se non posso andare oltre significa che probabilmente non ho le capacità per farlo e quindi vale la pena fare tutti questi sacrifici e farli fare a chi mi è vicino se tanto questo è il massimo che posso raggiungere?” Tieni conto che io logisticamente sono un “disgraziato” e quindi, anche caratterialmente, non posso, e non voglio, fare l'allenatore così tanto per farlo, giusto per passare due/tre serate con gli amici o solo per semplice e puro divertimento. La mia settimana è fatta di chilometri e chilometri, di tempo non dedicato alla famiglia e pertanto la passione deve rimanere intatta e soprattutto alimentata da una voglia di migliorarsi costantemente. Non riuscirei a farlo davvero in nessun altro modo.
Per te va ad iniziare la tersa stagione consecutiva sulla panchina del Real Livorno, ma ad un certo punto sembrava che tu fossi intenzionato a rinunciare all'incarico, nonostante la riconferma.
In parte ti ho già risposto prima. La delusione è stata enorme e mi ha fatto soprattutto riflettere sulle mie capacità. Inoltre è inutile negarlo, e l'ho già detto, costringo la mia famiglia a sacrifici enormi, soprattutto la “padrona” che deve sobbarcarsi la quasi totalità degli impegni dei bimbi, quindi mi sono fermato a riflettere e per decidere di continuare, non con il Real Livorno guarda bene, ma continuare in generale, dovevo essere certo che la mia passione, la mia voglia di lottare, di migliorare me stesso e la squadra non fosse venuta meno, in poche parole dovevo essere certo che ne valesse veramente la pena; questa è la frase che ho usato per spiegare il mio stato d'animo alla Società e ai ragazzi, perchè realmente era quello che pensavo; quando sono stato certo che ne valesse la pena, anche grazie agli attestati di stima ricevuti dalla squadra e dalla Società, da altri colleghi con i quali mi sento e confronto costantemente, ma soprattutto alle parole dei bimbi e la “padrona”, mi sono immediatamente rituffato con il solito entusiasmo e la voglia di dare il 110%, come ho sempre fatto, per questa disciplina che amo immensamente.
La società si è mossa sul mercato in maniera importante per consegnarti una squadra in grado di migliorare i risultati dell'anno scorso. Umalini, Gambino, il ritorno di Finocchietti, un portiere di prospettiva come Poles. Peccato per l'infortunio di Mingaroni. Cosa ti aspetti dai nuovi e cosa dal vecchio gruppo?
La Società ha fatto di tutto per accontentare ogni mia richiesta. Abbiamo cercato di colmare le lacune che avevamo individuato durante questi due anni, soprattutto la mancanza di un pivot di ruolo, e quanto messo in evidenza e amplificato nel doppio confronto con il Città Giardino. Quindi avevamo individuato quattro/cinque nomi su cui cercare di lavorare. Alcuni sono arrivati, altri no, qualcuno abbiamo perso, ma devo dare atto alla Società che ha fatto il massimo che potesse fare, e, magari, non è ancora finita qui. Dai nuovi mi aspetto soprattutto disponibilità, ma conoscendoli non ho molti dubbi in proposito, e che ci facciano fare quel salto di qualità necessario per poter ambire ad obbiettivi importanti; dai vecchi semplicemente che continuino a fare quanto fatto in questi due anni, lavorare, lottare, e sputare sangue per ottenere il miglior risultato possibile. Per quanto riguarda Mingaroni, il Pres lo sta seguendo attentamente e speriamo che l'infortunio possa essere meno grave di quanto sembrava e che tutto possa risolversi in tempi più brevi di quelli prospettati.
Non si può negare che uno dei casi dell'estate sia stato l'addio di Digiacomantonio. Prima l'accordo per il rinnovo, poi il passaggio al Rotino. Come l'hai presa?
Come l'ho presa... come un qualsiasi allenatore che perde un giocatore importante dopo che il rinnovo era già cosa fatta. Quando abbiamo iniziato a programmare la stagione 2017/2018 siamo partiti dalle conferme, quindi il mercato è stato studiato e preparato tenendo conto di chi sarebbe rimasto e chi sarebbe andato. E' innegabile che il suo ripensamento ci abbia messo in difficoltà perchè ora manca uno dei pilastri delle ultime due stagioni, sul quale la Società aveva investito molto, e che non sarà facile da sostituire; cercheremo di farlo ma lo sostituiremo solo con un elemento altrettanto determinante in campo, altrimenti rimaniamo come siamo. Purtroppo, per noi, il ragazzo ha deciso così, questo è il mercato; avrei sicuramente preferito che, o ce lo avesse detto subito o avesse mantenuto la parola data, ma insomma, ora è acqua passata, ce ne faremo una ragione.
Si prospetta una C1 di altissimo livello. Voi, Mattagnanese, Lastrigiana, Euroflorence, Vigor Fucecchio, senza dimenticare le mine vaganti. Qual è la tua personale griglia di partenza?
Probabilmente la C1 più difficile degli ultimi quattro/cinque anni. Mi auguro innanzitutto che non ci sia una squadra ammazza campionato, anche se sia Mattagnanese che Lastrigiana hanno tutte le carte in regola per esserlo, e che non siano troppe le mine vaganti. Secondo me, senza considerare le neo promosse che sono sempre un'incognita e l'ultimo campionato lo ha ampiamente dimostrato, ti sei dimenticato il ripescato San Giovanni, che con Liburdi e Festa e il proverbiale clima caldo che c'è sempre da quelle parti, si inserisce fra le pretendenti ai piani alti della classifica, e il Firenze che, secondo me, gli addetti ai lavori hanno messo da parte troppo in fretta. L'Euroflorence è squadra rodata e si è notevolmente rinforzata soprattutto nelle quote; La Vigor Fucecchio ha cambiato molto, perso un paio di pezzi importanti ma preso ottimi giovani e soprattutto una persona che stimo profondamente come Pippo Vasarelli. Ritengo che Mattagnanese e Lastrigiana partano in pole position e le altre cinque, noi, Vigor Fucecchio, Euroflorene, Firenze e San Giovanni, in ordine sparso, lotteranno per i posti play off cercando, prima di tutto di sovvertire i pronostici estivi e, nel caso ammazzassero il campionato, di evitare la forbice, perchè poi, e noi lo sappiamo bene, nei play off può accadere di tutto.
Pregi, difetti, rimpianti e prospettive. Che analisi fai del Maurizio Del Giudice allenatore a questo punto della tua carriera?
Il mio pregio ed il mio difetto principale, sono lo stesso. Sono una persona schietta, che dice quello che pensa, pertanto chiunque mi trovo davanti sa esattamente quello che penso; a volte è un bene, altre è un male, alcune volte mi ha aiutato, altre mi ha danneggiato, ma sono fatto così, preferisco una brutta verità che una bella bugia. Fra i pregi sicuramente la mia totale dedizione alla causa che sposo, la mia voglia di migliorarmi sempre, di non dare mai niente per scontato e di fare ogni cosa che faccio mettendoci sempre tutto me stesso e dando sempre il 110%. Uno degli aforismi che mi piace usare, lo dico sempre anche ai miei figli, e che mi rispecchia molto è “Dare meno del 100% in tutto quello che fai significa sprecare il talento che hai”, e per me questo vale in ogni cosa che faccio; se una cosa non posso farla bene non la faccio. I difetti sono tantissimi, soprattutto caratteriali, quelli tecnici li lascio giudicare agli altri. Con il tempo sono migliorato, ma devo migliorare ancora molto nel rapporto con i direttori di gara; devo imparare che talvolta, con i ragazzi, è meglio una pacca sulla spalla che un urlo, perchè pretendo molto da tutti e, purtroppo, non sempre si può ottenerlo, ma talvolta (qualcuno riderà per questo talvolta) mi faccio prendere dal mio carattere “caliente” e non riesco a valutare serenamente la situazione e mi arrabbio più di quanto sarebbe necessario.
Rimpianti? Non ho rimpianti semplicemente perchè ho fatto scelte giuste e scelte sbagliate ma le ho sempre fatte con la mia testa e quindi, sul momento mi era sicuramente sembrata la scelta giusta, pertanto non posso considerali rimpianti, ma errori dai quali ho imparato e mi hanno fatto crescere. Una sola cosa non rifarei mai più (sto sempre parlando di calcio a 5 naturalmente) e me ne vergogno ancora oggi, quanto feci in un Real san Vincenzo – Vicarello di qualche anno fa, storia nota a molti ma, proprio perchè me ne vergogno ancora, non ho voglia di raccontarla.
Prospettive? Arrivare nel nazionale prima di accorgermi che non è cosa per me e decidere di smettere.
Per quanto riguarda la mia carriera che devo dire? Sono quindici anni che alleno, ho fatto tutte le categorie, ho fatto e vinto play off e play out, ho perso qualche play off... Non ho vinto molto, non ho molti “titoli” come si dice oggi, ma un piccolo vanto ce l'ho, dovunque sono stato mi hanno sempre detto che facevo giocare bene la mia squadra e, per uno a cui piace insegnare calcio a 5, non è cosa da sottovalutare, ora però, molto onestamente, è arrivato il momento del salto di qualità. Un saluto e buon campionato a tutti